Il film cult “Mary Poppins” ha recentemente subito un cambiamento significativo nella sua classificazione da parte della British Board of Film Classification (BBFC). Questa istituzione, responsabile della valutazione dei film in base al loro impatto sui più giovani nel Regno Unito, ha rivisto la classificazione del classico Disney di sessant’anni fa da “U” (adatto a tutti) a “PG” (la visione per i bambini è consigliata solo se con la presenza dei genitori).
Il Motivo della Revisione
Il motivo dietro questa modifica è la presenza nel film di un linguaggio ritenuto discriminatorio. In particolare, il film è stato oggetto di attenzione per l’uso di un termine dispregiativo riferito ai Khoikhoi, un gruppo etnico tra i primi abitanti del sud Africa. Questo riferimento si trova in una scena in cui l’ammiraglio Boom commenta i bambini con il volto annerito dal carbone.
Un portavoce del BBFC ha dichiarato al Daily Mail:
Abbiamo capito dalle nostre ricerche sul razzismo e sulla discriminazione che una preoccupazione chiave per i genitori è il potenziale di esporre i bambini a linguaggio o comportamenti discriminatori che potrebbero trovarsi angosciati nel ripetere senza rendersi conto parole dall’alto potenziale offensivo.
Il Sistema di Classificazione nel Regno Unito
Il sistema di classificazione della BBFC è obbligatorio per tutti i film che desiderano essere distribuiti nel Regno Unito. Le categorie includono U (Film per tutti), PG (Visione consigliata con la presenza dei genitori), 12A e 12 (Restrizioni legate all’età di 12 anni), 15 (Vietato ai minori di 15 anni), 18 (Vietato ai minori di 18 anni) e R18 (Film pornografico).
Riflessioni Critiche
Il recente intervento della British Board of Film Classification (BBFC) sulla classificazione di “Mary Poppins” solleva una questione cruciale: fino a che punto le opere d’arte storiche devono essere riadattate alle sensibilità contemporanee? Questa decisione, che eleva il film da una classificazione “U” (adatta a tutti) a “PG” (consigliata la supervisione dei genitori), si basa sulla presenza della parola “Hottentot” nel film. La BBFC, come riportato, considera questo termine “qualcosa di abbastanza atroce”, nonostante appaia solo due volte e sia passato quasi inosservato fino a questa controversia.
Il caso di “Mary Poppins” illustra un dilemma più ampio nella valutazione delle opere d’arte storiche. La pellicola, che celebra il suo 60° anniversario, è stata un punto di riferimento nella cinematografia per bambini. La scelta di ridimensionare il suo rating solleva interrogativi sulla rappresentazione e il contesto. Il personaggio dell’Ammiraglio Boom, un veterano navale dell’epoca edoardiana, usa il termine “Hottentot” per descrivere erroneamente dei bambini con il volto sporco di fuliggine. La rappresentazione era intesa a evidenziare la sua figura come ridicola e fuori contatto, un esempio classico di satira.
Ma la BBFC, nel suo zelo di adattarsi alle sensibilità moderne, sembra trascurare l’aspetto satirico dell’opera. La satira, come dimostrato anche nel personaggio del Maggiore nella sitcom degli anni ’70 “Fawlty Towers”, è spesso impiegata per sottolineare e criticare le vedute arcaiche e razziste. In questo senso, la presenza di termini offensivi può essere un potente strumento di denuncia, non solo una fonte di offesa.
La questione centrale qui è la distinzione tra l’intento dell’opera e la sua interpretazione. In “Mary Poppins”, come in molte altre opere d’arte, l’uso di linguaggio o riferimenti controversi non è un’approvazione di tali idee, ma piuttosto un mezzo per esplorarle criticamente.
Conclusione
La decisione della BBFC di rivedere la classificazione di “Mary Poppins” ci invita a riflettere sull’evoluzione delle norme sociali e sulla percezione delle opere d’arte nel tempo. La censura o la revisione delle opere d’arte storiche rischia di oscurare le intenzioni originali dell’artista e la capacità dell’arte di riflettere e sfidare il proprio tempo. Un’opera, infatti, va sempre contestualizzata nell’epoca in cui è stata prodotta e realizzata. Modificarla, adattarla, “aggiornarla alla sensibilità moderna”, è un atto a dir poco controverso. Un po’ lo sarebbe censurare la scollatura della Gioconda.
Dobbiamo anche riconoscere il valore della satira e dell’arte come strumenti di critica sociale. Il caso di “Mary Poppins” ci mostra che la censura, anche quando ben intenzionata, finisce sempre per limitare la nostra capacità di comprendere e valutare criticamente il passato.